Superbonus 110%: cosa ci attende nel 2023?
Dopo le analisi condotte da ANCE, Nomisma e Federcepicostruzioni, che hanno fornito interessanti spunti sulla sostenibilità economica e sociale del superbonus 110%, sta facendo discutere lo studio di Bankitalia “Costs and benefits of the green transition envisaged in the Italian NRRP. An evaluation using the Social Cost of Carbon”.
Superbonus 110%: lo studio di Bankitalia
Uno studio a triplice firma pubblicato a ridosso della nascita nel nuovo Governo post Draghi, che sembra possedere tutte le caratteristiche del lavoro a commissione di chi tutto vuole meno che una analisi obiettiva degli effetti delle detrazioni fiscali del 110%.
Prima di entrare nel merito dei contenuti, qualche considerazione a latere è d’obbligo.
Partiamo dal principio: lo studio messo a punto da Bankitalia fa parte di una collana denominata “Occasional paper” che affronta tematiche di attualità rilevanti per la politica economica. Queste analisi, come conferma Bankitalia stessa, non rappresentano il punto di vista della Banca d’Italia ma sono solo “opinioni” le cui conclusioni non solo sono attribuibili esclusivamente agli autori che le hanno realizzate ma non impegnano neppure la responsabilità dell’Istituto bancario.
Presentare lo studio sul superbonus come il punto di vista di Banca d’Italia sull’argomento significa solo mistificare la realtà, visto che rappresenta unicamente i 3 autori che lo hanno realizzato:
- Matteo Alpino, economista della Banca d’Italia dal 2019 con all’attivo due occasional paper pubblicati, quello sul superbonus 110% del 12 ottobre 2022 (in lingua inglese) e uno del 19 ottobre 2022 (in lingua italiana) dal titolo “Gli effetti del cambiamento climatico sull’economia italiana. Un progetto di ricerca della Banca d’Italia”;
- Luca Citino, esperto di Banca d’Italia dal 2019, ha all’attivo gli stessi occasional paper pubblicati da Matteo Alpino;
- Federica Zeni, ricercatrice in Banca d’Italia da dicembre 2020 e con gli stessi occasional paper pubblicati da Matteo Alpino e Luca Citino.
Costi sociali delle emissioni di carbonio (Social Cost of Carbon – SCC)
Come ogni position paper che si rispetti e possa essere pubblicato sulle più importanti riviste scientifiche, anche questo parte da alcuni presupposti. Primo fra tutti è che la politica sui cambiamenti climatici deve essere inquadrata all’interno di una analisi costi-benefici nel breve periodo nonostante le variabili da osservare abbiano spesso orizzonti temporali molto estesi.
Pensate, molto semplicemente (ma io sono un semplice ingegnere e non un fine economista), ad un intervento di riqualificazione di un immobile con:
- riduzione dei consumi mediante isolamento delle superfici opache e trasparenti, impianti ad alto rendimento,…;
- produzione di energia mediante l’istallazione di fonti rinnovabili;
- riduzione del rischio sismico con il rinforzo delle strutture.
Investimenti che secondo gli autori vanno valutati nel breve termine.
Breve periodo vs Medio-lungo periodo
Ma, mentre un normale contribuente necessita di un orizzonte temporale breve (generalmente 10 anni è il limite massimo di percezione) per valutare il quadro economico e appurare il ritorno dell’investimento (ROI), le analisi politico-economiche dovrebbero sempre considerarne gli effetti sistemici all’interno della vita utile di questi interventi (decisamente più ampia rispetto a 10 anni).
Alcune domande dovrebbero calibrare le analisi sull’argomento:
- il costo di un intervento di riduzione del rischio sismico può essere valutato “solo” in termini di riduzione dei costi?
- negli ultimi 50 anni quanto denaro pubblico è servito per far fronte ai disastri causati da un patrimonio edilizio fatiscente e un territorio sismico?
- che valore ha una vita umana in termini economici?
- un intervento di riqualificazione energetica di un immobile per quanti anni si riflette sui consumi di un’abitazione?
- come valutare l’indipendenza energetica di un’abitazione?
- quanto denaro pubblico si risparmia in termini di politiche di protezione sociale se la disoccupazione diminuisce?
Tra le altre cose, in premessa gli autori del lavoro confermano pure che l’approccio da loro utilizzato non è l’unico che esiste e ammettono che è ancora in corso un “vivace dibattito accademico” sulla sua adeguatezza. Sostanzialmente l’analisi si basa su approcci teorici, non supportati da numeri ma che vorrebbero indirizzare la politica economica di un Paese.
Secondo gli autori dell’occasional paper, il loro studio fornirebbe una “valutazione quantitativa di base” dei progetti verdi inclusi nel PNRR italiano utilizzando stime all’avanguardia sulla base di un parametro da loro inventato e che al momento non risulta essere stato confermato da nessuno (autori a parte).
La data di pubblicazione dello studio
Ma ciò che lascia più perplessi è il momento in cui arriva questo lavoro. La data di pubblicazione ufficiale è il 19 ottobre 2022, ovvero 4 giorni prima della cerimonia del passaggio di consegne tra il Presidente uscente, Mario Draghi, e il nuovo Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Quindi, a pochi giorni dalla nascita del nuovo Governo, la Banca d’Italia pubblica uno studio, su cui non si assume alcuna responsabilità nonostante metta il suo marchio in copertina, atto a dimostrare che la misura economica che ha sostenuto il PIL italiano nel biennio 2020-2021 in realtà non serve e che in qualche modo prova ad indirizzare le future scelte (a pensar male si fa ancora peccato?).
Cosa ci attende nel 2023
Alla luce dei recenti accadimenti la domanda è d’obbligo: cosa ne sarà del superbonus 110% per il 2023? La risposta dovrebbe essere semplicissima e andare di pari passo con l’attuale quadro normativo che prevede (tra le altre cose) la possibilità di utilizzare il superbonus 110%:
- fino al 31 dicembre 2022, per le unifamiliari che hanno eseguito il 30% dei lavori entro il 30 settembre;
- fino al 31 dicembre 2023 con decalage di aliquota nei successivi 2 anni (70% nel 2024 e 65% nel 2025), per condomini ed edifici plurifamiliari con unico proprietario (fino a 4 u.i.).
Il 2023 “dovrebbe” essere l’anno dei condomini anche se da più parti circola l’ipotesi di una rivisitazione dell’art. 119 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) con una revisione delle date e delle aliquote.
Al momento si tratta di discussioni ferme al “pourparler” ma il recente passato ha insegnato a non dare nulla per scontato. Ad ottobre 2021, ad esempio, quando si cominciò a parlare di Legge di Bilancio 2022, si prese in considerazione la possibilità di proroga limitata alle CILAS presentate entro il 15 settembre 2021.
Il rischio potrebbe essere che qualche “esperto” possa (mal) consigliare il nuovo Governo, con la possibilità di ridurre la platea dei soggetti beneficiari sulla base della CILAS o altro titolo edilizio presentato entro una certa data (31 dicembre 2022?). Possibilità che calpesterebbe il concetto di diritto acquisito da una norma oltre che le tempistiche necessarie per la presentazione anche di una semplice comunicazione di inizio lavori asseverata per un condominio.
Da parte mia continuerò la mia attività di analisi e divulgazione su tutto ciò che riguarda l’universo delle detrazioni fiscali in edilizia sul quale mi auguro sempre possa arrivare un testo unico che possa dare chiarezza e stabilità al settore per almeno 8/10 anni.
Concludo con tre domande aperte:
- siamo certi che a preoccupare Banca d’Italia sia davvero il superbonus 110% e non il meccanismo di cessione del credito che ha generato una vera e propria moneta fiscale e per la prima volta ha consentito la distribuzione dal basso di fondi pubblici, finanziando piccole opere del costo medio di 585.759,17 euro per i condomini, 113.327,08 euro per gli edifici unifamiliari e 97.025,57 euro per le unità immobiliari autonome (dati Enea)?
- a quanto ammonta il guadagno generato per le Banche che nel corso del 2022 hanno ridotto le percentuali di acquisto dei crediti da superbonus (fino al 2021 le offerte erano dell’ordine di 102/103 euro ogni 110 euro di credito, oggi si sono ridotte tra gli 80 e i 94 euro)?
- a quanto ammonta il “costo sociale” generato dalle sacche di inefficienza della pubblica amministrazione e da una burocrazia asfissiante?