Superbonus 110% e Decreto Energia: proposte di modifica alla cessione del credito.

Come da programma, dopo l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2022 da parte del Consiglio dei Ministri n. 71 del 6 aprile 2022, si tornerà a parlare delle detrazioni fiscali del 110% (superbonus) ed, in particolare, della tanto richiesta proroga dell’orizzonte temporale previsto per gli edifici unifamiliari.

Superbonus 110% e Decreto Energia: il meccanismo di cessione

E il primo provvedimento sul quale è possibile un intervento sul superbonus 110% potrebbe essere la legge di conversione del Decreto Legge n. 21/2022 (Decreto Energia) all’interno del quale sono state previste delle detrazioni fiscali per le imprese energivore che possono decidere di utilizzarle in dichiarazione dei redditi oppure optare per il medesimo meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito) attualmente previsto per il bonus 110% e gli altri bonus edilizi dall’art. 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio). Possibilità, però, che come evidenziato da Riccardo Fraccaro (M5S) si scontra con le ultime modifiche al meccanismo delle opzioni alternative che, dopo la conversione in legge del D.L. n. 4/2022, risulta essere limitato ad una prima cessione libera e altre due al sistema bancario. Troppo poco considerando che anche le banche non hanno un platfond infinito e che presto lo esauriranno stoppando l’acquisto di crediti fiscali.

L’audizione ABI al Senato

Se n’è accorto anche il Direttore Generale dell’ABI, Dott. Giovanni Sabatini, che in audizione al Senato nell’esame del Disegno di legge di conversione del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 ha manifestato le sue preoccupazioni proprio in riferimento al meccanismo di cessione del credito.

Il Decreto Energia, come detto, introduce nuovi bonus fiscali in relazione ai quali viene esplicitamente consentita la possibilità di cessione, con le stesse modalità previste dagli artt. 121 e 122 del Decreto Rilancio. Senza entrare nel merito di questi bonus, Sabatini evidenzia come dietro rilascio di apposito visto di conformità (come per i bonus edilizi) è consentito alle imprese beneficiarie delle agevolazioni di cedere il credito d’imposta, solo per intero, ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

Anche in questo caso, come per i bonus edilizi, si applicherà la regola delle tre cessioni. La prima sarà “libera”, ossia potrà essere effettuata in favore di ogni soggetto. La seconda e la terza, invece, potranno essere effettuate esclusivamente nei confronti di banche e intermediari finanziari iscritti nell’albo previsto dall’art. 106 del Testo unico bancario.

Gli effetti positivi della cessione del credito

Come evidenziato dal direttore di ABI, il sistema dei bonus fiscali per gli interventi edilizi associato alla cedibilità sta portando buoni risultati nel settore dell’edilizia e nel relativo indotto. La previsione di una cedibilità estesa di tali bonus, in particolare alle banche e agli altri intermediari finanziari, avvicinando nel tempo gli effetti del beneficio, ne ha consentito una fruizione di più ampio respiro.

Il meccanismo della cessione del credito fiscale (unitamente allo sconto in fattura), infatti, ha costituito sin dalla sua introduzione un volano per favorire la crescita degli investimenti agevolati e, per questa via, ha sicuramente contribuito in misura significativa al recupero del Pil.

Il direttore Sabatini cita:

  • il report dell’Enea sull’utilizzo del superecobonus 110%;
  • l’audizione del 10 febbraio 2022 del Direttore dell’Agenzia delle Entrate dalla quale si evince che la maggior parte delle detrazioni fiscali sono oggetto di opzione per lo sconto in fattura o per la cessione del credito d’imposta a terzi soggetti.

Alla data del 31 dicembre 2021, infatti, tali opzioni ammontavano ad € 13,4 miliardi per quanto riguarda il Superbonus e ad un ammontare complessivo, considerando tutti i bonus edilizi cedibili, pari a 38,4 miliardi di euro.

Il ruolo delle banche nella cessione del credito

In tale contesto, le banche ricoprono un ruolo importante con la loro offerta di liquidità e l’elevata mole di crediti in circolazione ha creato i presupposti per la nascita di un vero e proprio mercato dei crediti tributari, in grado di sostenere attivamente i settori economici che risentono delle crisi degli ultimi anni.

Come detto tante volte, è il meccanismo della cessione del credito che ha sostenuto il comparto dell’edilizia, anticipando liquidità a sostegno di famiglie e imprese, aumentando in tal modo la propensione alla spesa di tali soggetti.

Il coinvolgimento diretto di banche e intermediari finanziari in tali operazioni ha comportato in questi due anni una notevole produzione normativa di modifica dalle quali è derivato un quadro mutevole e complesso da seguire, sebbene l’intento principale fosse da ricercare nella semplificazione e messa in sicurezza del processo.

Le misure antifrode e il divieto di frammentazione del credito

Un appunto sulla recente modifica apportata dalla Legge n. 25/2022 di conversione del Decreto Legge n. 4/2022 (Sostegni-ter) che dall’1 maggio 2022 vieterà la frammentazione dei crediti fiscali.

Il direttore ABI evidenzia che una prima conseguenza diretta di tale rivisitazione sarà una minore flessibilità del mercato dei crediti di imposta: si pensi alla necessità che potrebbe sorgere per un soggetto già cessionario che a causa di eventi sopravvenuti non abbia in un determinato anno la capacità fiscale per compensare la quota maturata di credito di imposta. In tal caso, l’impossibilità di procedere con cessioni parziali del credito comporta l’esigenza di cedere l’intero credito di imposta e quindi un ammontare pari a 5 o 10 volte a seconda del tipo di bonus; evidentemente ciò potrebbe portare a fasi di eccesso di offerta.

Proprio per questo, ferma restando la salvaguardia degli interessi erariali e di legalità, secondo ABI appare opportuna una attenta valutazione delle attuali limitazioni soggettive e oggettive con la finalità di rendere più fluido il funzionamento del mercato dei crediti di imposta.

Le proposte di ABI

Al fine di mantenere le migliori condizioni di funzionamento del meccanismo della cessione, ABI chiede:

  • di rendere più modulare il meccanismo di cessione, agendo sul vincolo della cedibilità “integrale” del credito fiscale, consentendo la cedibilità anche di singole annualità; l’efficacia del presidio antifrodi rappresentato dalla tracciatura del credito potrebbe essere comunque assicurata attraverso limitati interventi di natura operativa sul codice univoco (associazione del codice univoco attribuito al credito con il riferimento all’anno in cui si può compensare);
  • di ricorrere a strumenti alternativi ai crediti di imposta quando possibile, adottando un principio guida che porti a utilizzare altre modalità ove altrettanto efficaci nel perseguire determinati obiettivi.

ABI ipotizza la costituzione di un soggetto di grandi dimensioni, partecipato anche da soggetti attualmente non annoverati tra quelli che possono acquistare il credito dopo la prima cessione. Tale veicolo fungerebbe da potenziale compratore di ultima istanza dei crediti fiscali, che verrebbero poi assegnati nel tempo ai partecipanti in quantità tali da essere compensati con le loro relative debenze fiscali.

 

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