Superbonus 110%: salta la proroga, cantieri e bonus a rischio

L’Italia è una Repubblica parlamentare ed in quanto tale occorre attenersi alla scelte del Parlamento eletto dai cittadini. Il Parlamento (in questo caso il Senato) ha deciso che il superbonus 110% è ormai arrivato a fine corsa e a nulla sono serviti gli allarmi lanciati da cittadini, costruttori e professionisti (gli stessi elettori che hanno votato questo Parlamento).

Superbonus 110%: bocciati tutti gli emendamenti

Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti era già stato chiarissimo durante un question time alla Camera in cui aveva confermato che non ci sarebbe stata alcuna proroga per il superbonus 110% che a partire dall’1 gennaio 2024 avrebbe cominciato il suo decalage di aliquota fiscale (70% nel 2024 e 65% nel 2025).

Considerato, però, che il Decreto Legge n. 104/2023 (Decreto Asset) sarebbe stato convertito entro il 9 ottobre 2023, la speranza di tutti era riposta in un moto di orgoglio del Parlamento, le cui stesse forze di maggioranza (si pensi a Forza Italia) avevano più volte espresso la necessità di far completare i cantieri in corso, sospesi a causa del blocco della cessione dei crediti edilizi.

Nonostante questa evidenza, nei giorni scorsi al Senato sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati all’art. 24 del Decreto Asset, che proponevano (in diversi modi) una proroga delle tempistiche almeno per i cantieri in corso d’opera.

Cosa succederà dopo il 31 dicembre 2023

A questo punto, considerati i tempi strettissimi per la conversione in legge, è probabile che arriverà un testo preparato dalle forze di governo su cui sarà chiesta la fiducia del Senato e della Camera dei Deputati prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

L’ultima speranza potrebbe essere riposta nella Legge di Bilancio 2024, ma dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) è chiaro che la volontà è quella di mettere un punto definitivo sul superbonus 110%.

Ciò che, però, probabilmente non ha chiaro alle forze di governo sono gli effetti di questa decisione. La richiesta di tutti gli operatori non era quella di riaprire i termini per utilizzare il superbonus ma “solo” consentire la chiusura di quei cantieri sospesi a causa della schizofrenia normativa degli ultimi due anni sul meccanismo di cessione del credito.

Un evidenza che aveva portato Governo e Parlamento ad accordarsi sulle unifamiliari la cui scadenza è stata progressivamente prorogata al 31 dicembre 2023 con il vincolo del 30% dell’intervento complessivo entro il 30 settembre 2022.

Gli effetti della mancata chiusura dei cantieri

Relativamente ai condomini, invece, nessuna proroga è stata presa in considerazione e l’ultima modifica dell’orizzonte temporale risale a fine dicembre 2021 con la Legge di Bilancio 2022 (la Legge n. 234/2021).

A questo punto è lecito attendersi le seguenti situazioni:

  • per i cantieri che operano tramite sconto e/o cessione del credito a SAL, dall’1 gennaio 2024 le spese (che seguono sempre le lavorazioni) potranno ottenere l’aliquota del 70% (e dall’1 gennaio 2025 al 65%)
  • in generale, i cantieri che hanno già scontato/ceduto dei SAL, il mancato completamento dei lavori (entro quando non è ancora chiarissimo) porterà a perdere il diritto stesso alla detrazione del 110% con effetti a catena sui SAL stessi;
  • per i cantieri che operano senza sconto o cessione, è indispensabile pagare tutte le lavorazioni entro fine 2023 per poi chiudere i cantieri anche successivamente (vale il principio di cassa che, in assenza di cessione, non segue le lavorazioni);
  • certamente, per chi opera con sconto e cessione, non raggiungendo un SAL minimo del 30% entro il 31 dicembre 2023, l’unica è la detrazione diretta sulle spese sostenute entro la stessa data (e anche in questo caso vale il principio di cassa), a meno che non ci si accontenti dell’aliquota più bassa del 70% nel 2024 e 65% nel 2025.

Insomma, sono previsti tempi duri a meno che non si decida (quanto meno) di concedere più tempo ai cantieri già avviati a cui sarebbe sufficiente sbloccare la cessione del credito per essere portati al fine lavori.

 

lavoripubblici

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