Superbonus e PNRR: tra crediti incagliati e burocrazia, tutte le questioni irrisolte
“Chiediamo ai rappresentanti del Governo immediate e concrete garanzie per le imprese che oggi si ritrovano con cassetti fiscali pieni e casse vuote per la concreta impossibilità a cedere i crediti del Superbonus. Oggi rimane impossibile, in un quadro normativo e regolamentare di estrema incertezza cedere questi crediti (ben 35 gli interventi di modifica dal 2020) e quando ciò avviene, le condizioni imposte da banche e istituzioni finanziarie rasentano l’usura, con tassi superiori al 30%”.
Crediti incagliati e PNRR: occorre intervento del Governo
È questo l’allarme lanciato da Antonio Lombardi, presidente nazionale di Federcepicostruzioni, nel corso del suo intervento, lunedì scorso a Napoli al “Congresso delle Idee”, durante il quale ha toccato due temi particolarmente scottanti per il settore dell’edilizia e per tutta la filiera: i crediti fiscali derivanti da interventi Superbonus e altri bonus edilizi e l’utilizzo delle risorse del PNRR.
Tra le richieste di Lombardi, una regolamentazione in tempi brevi che porti a una exit strategy sul Superbonus e sulla cessione dei crediti, attivando direttamente le società partecipate dello Stato. “Il Governo deve intervenire con urgenza anche per disinnescare questa pericolosissima bomba che sta per esplodere: 20.000 imprese non riescono a cedere 25 miliardi di crediti fiscali e 30.000 condomini sono rimasti con i ponteggi montati, lavori sospesi. Sono già numerosi i contenziosi sorti tra imprese e condomini: bisogna intervenire per evitare un vero e proprio bagno di sangue, economico, sociale, occupazionale”. Il presidente sottolinea il profilarsi di situazioni sempre più difficili da gestire: basti pensare, per esempio, che nei primi 9 mesi del 2023 sono fallite oltre 900 imprese edili, anche per mancanza di liquidità legata alla cessione dei crediti. “La politica deve assumersi la responsabilità di proteggere le imprese e le famiglie dalle conseguenze drammatiche che potrebbero scaturire”.
Snellire leggi e burocrazia
Altro capitolo importante, il PNRR e la lentezza nell’attuazione degli interventi. Benché siano stati raggiunti 101,9 miliardi di euro di finanziamenti erogati dall’Unione europea, la spesa legata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ancora ferma a 42 miliardi: “La Corte dei conti ha lanciato l’allarme, evidenziando un serio rischio per ben dieci degli obiettivi previsti nel 2023”.
Per il presidente di Federcepicostruzioni le ragioni risiedono nella burocrazia. “Siamo il paese delle 110.000 leggi. Già nel 1901 l’allora presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli, diceva che l’Italia aveva troppe leggi temperate dall’inosservanza”. Da qui il rinnovato appello per la delegificazione e la sburocratizzazione: “Abbiamo sette volte più leggi di Francia, Germania e Regno Unito messe insieme, e un enorme problema di spesa.”.
I numeri snocciolati da Lombardi sono davvero impressionanti: per realizzare un’opera pubblica in Italia ci vogliono tempi medi di tre anni e due mesi per gli investimenti fino a un milione di euro; cinque anni e due mesi per gli investimenti da un milione a 5,5 milioni; 7 anni per investimenti da 5,5 a 15 milioni; oltre 10 anni per gli investimenti superiori ai 15 milioni di euro. Considerando che soltanto un terzo di questa tempistica è relativo all’esecuzione, si tratta di tempi burocratici, procedurali, di progettazione, autorizzazione e messa in gara delle opere. “Con questa tempistica – conclude – come possiamo mai immaginare di spendere entro il 2026 tutte le risorse del PNRR?”.