Superbonus: ripensare gli incentivi in chiave direttiva Green

Se il Superbonus, per come era nato nel 2020, non è più sostenibile per la finanza pubblica, pensare di centrare gli obiettivi di riqualificazione energetica richiesti dalla Direttiva Green senza alcun tipo di incentivo è comunque impensabile.

Superbonus: gli effetti positivi non bastano a giustificare l’attuale sistema di incentivi

Si può riassumere così la posizione di Confprofessioni, audita in Commissione Finanze e Tesoro del Senato, nell’ambito dei lavori per la conversione in legge del nuovo “Decreto Superbonus” (D.L. n. 39/2024)

«A distanza di quasi 4 anni dall’entrata in vigore del Superbonus 110%, dopo il trentaduesimo intervento di modifica e correzione delle misure agevolative nel settore edilizio e di efficientamento energetico, prendiamo atto che gli effetti positivi non sono tali da controbilanciare gli effetti che si rilevano a carico della finanza pubblica», ha ammesso la vicepresidente di Confprofessioni, notaio Claudia Alessandrelli.

Lo dimostra il fatto che le previsioni iniziali per il Superbonus 110%, ideato come misura straordinaria, confermavano un impegno di 37 miliardi che invece, secondo i dati ENEA relativi al mese di marzo 2024, ha raggiunto la soglia dei 122 miliardi. «Il Superbonus 110% può aver avuto un effetto positivo in un momento di recessione dell’economia, quale la fase pandemica e post-pandemica», ha sottolineato Alessandrelli. «Gli aumenti della spesa in deficit possono essere utilizzati per attutire gli effetti di una recessione o per accelerare la ripresa, ma prima o poi devono essere sospesi perché pesano in maniera significativa sul debito pubblico».

Riqualificazione energetica: come raggiungere gli obiettivi della Direttiva Green?

Da qui la chiusura del Governo con i provvedimenti che hanno frenato prima e poi praticamente stoppato il Superbonus, imponendo, a questo punto, «l’individuazione di una strategia alternativa per conseguire gli obiettivi della sostenibilità energetica del nostro patrimonio edilizio e di sostegno al settore dell’edilizia, al fine di recepire la cosiddetta Direttiva “Case green”», continua la vicepresidente di Confprofessioni.

Un obiettivo particolarmente sfidante per l’Italia poiché si stima che nel nostro Paese circa 1,8 milioni di edifici residenziali sul totale di 12 milioni rientrino tra gli edifici più energivori (con classe energetica G), 9 milioni di edifici residenziali ricadono in classe E, F e G, mentre il Superbonus 110% ha riguardato sino ad ora meno di 500 mila edifici. Per altro, dei 12 milioni di edifici residenziali, circa il 70% è stato costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e sull’efficienza energetica (1976).

Continua Alessandrelli: «In sede di recepimento della Direttiva non si potrà prescindere dalla contestualizzazione, e, dunque, dalla necessità di distinguere a seconda delle diverse aree geografiche del Paese caratterizzate da differenti condizioni climatiche, oltre che della tipologia degli immobili».

In un’ottica propositiva, la vicepresidente detta la ricetta delle tre “S”: semplificazione, sistematicità e stabilizzazione delle misure agevolative: «In questa fase, diventa indispensabile accorpare tutti i bonus sotto un’unica detrazione fiscale di portata inferiore, eventualmente rimodulando i meccanismi, con modalità di incentivazione differenziata. Infineè imprescindibile definire un sistema di norme chiare e di facile interpretazione ed applicazione da parte degli operatori economici e dei cittadini beneficiari, evitando, in particolare, modifiche della disciplina troppo ravvicinate alle scadenze, oltre che prevedere per le misure agevolative un orizzonte temporale di riferimento sufficientemente stabile nel medio e lungo periodo», conclude Alessandrelli.

 

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